18 Maggio
Dopo aver passato la notte a Potenza, mi incammino alla volta di Anzi. La strada è molto suggestiva. Qui la via Appia si articola con importanti dislivelli, tra boschi secolari. Il tempo non è dei migliori, la pioggia mi accompagna per tutti i 23km di percorso, ma come dice un mio caro amico “non ci sono condizioni meteorologiche ideali, ci sono solo abbigliamenti adatti”e così è: con un impermeabile integrale, che protegge anche lo zaino, e scarpe in goretex, l’acqua non si sente proprio, nemmeno se copiosa. Sulla strada, che per la maggior parte è sommitaria, scorgo molti paesini, tutti simili, tutti su un cucuzzolo, ognuno di questi potrebbe essere Anzi, per quanto mi riguarda, ma scoprirò poi che Anzi non l’ho mai vista durante il cammino e posso scorgerla solo una volta arrivato…e dall’alto. Sì, perché gli amici che mi aspettano qui, Mariano ed Antonio, gestiscono l’osservatorio astronomico che, naturalmente, si trova in alto. Quando li sento la mattina, mi dicono: “guarda noi abbiamo una scolaresca in visita guidata all’osservatorio, ti va di raggiungerci direttamente qui, così magari parli anche con loro?” ed io “certo!”. Arrivare all’osservatorio è spettacolare e faticoso. Una ripidissima salita con pendenze anche del 17% portano prima ad una cappella e poi all’edificio in questione. Quando scorgo la chiesa, vedo un paio di bambini fuori dal portone. Appena mi vedono, scappano dentro. Dopo 10 secondi ne escono quaranta! Ero stato annunciato e la curiosità nei miei confronti, questo strano viandante con bastoni e zaino, è tale che li distoglie da tutto quello che stavano facendo. Mi circondano, mi scrutano, sorridono, mi fanno domande. Un arrivo fantastico! Sono i ragazzini della scuola elementare di Bernalda, in provincia di Matera. Dietro di loro ecco Mariano che dopo le presentazioni mi fa visitare la cappella con affreschi cinquecenteschi originali per lo più conservati.
Tutti insieme ci dirigiamo all’osservatorio, una grande cupola metallica che domina tre valli. La cosa ancora più mozzafiato però è guardare Anzi da quassù. Finalmente la vedo e mi porta immediatamente alla mente Minas Tirith, la città descritta da Tolkjien nel secondo volume del “signore degli anelli”. Un agglomerato di case completamente in verticale, ripido, quasi scivola sul costone della montagna. Un’immagine epica!
Essere qui oggi mi riempie di vita, questi bambini sono fantastici e la loro curiosità è quasi da favola. Entriamo tutti all’interno della sala dov’è piazzata il telescopio astronomico, all’interno della cupola. Questa stanza è progettata per avere, dall’interno, una visione totale della volta celeste e per riprodurre il “buio assoluto”. Prima di addentrarci però nei meandri astronomici, Antonio, mi chiede di iniziare questa lezione. Non desisto nemmeno un secondo e subito attiro l’attenzione di bambini a maestre. Spiegare con paroloni tecnici i profondi motivi che mi hanno spinto a farmi sti 580km sarebbe molto noioso ed allora racconto la mia avventura sotto forma di storiella ma un concetto, quello sì, ritengo che i bambini, sin dalla tenera età, debbano comprenderlo bene, il concetto di “resilienza”. L’unico modo per cambiare il mondo e le persone, in meglio, è insegnare alcune cose nell’età in cui un essere umano può apprendere tutto e plasmarsi secondo quel principio. I tanti convegni che si fanno su svariatissimi temi di vitale importanza, sono vani se quei concetti non si ribadiscono nelle scuole, portandoli a misura di bambino. E così mi ritrovo a spiegare la resilienza a bambini di sette anni. Hanno aperto le loro orecchie, il loro cuore ed il loro cervello come solo un bambino sa fare. Sarebbe motivo di grande orgoglio per me rincontrarli e constatare che come bambini del Sud, hanno portato nella loro mente il significato di resilienza, termine o concetto che sempre più caratterizza la vita di chi decide di restare.
La loro domande sono spassose. In questo viaggio ci sono state giornate felici e produttive e giornate piatte che hanno semplicemente seguito il passare del tempo. Questa è una giornata particolarmente felice, questi bambini hanno arricchito di senso il mio viaggio.
La lezione astronomica è sorprendente. È la seconda a cui assisto qui in Basilicata. La prima fu a Castelgrande dal resiliente Nicola. Imparo a calcolare la posizione della stella polare ed a riconoscere l’aspetto dell’orsa maggiora…tutte cose che purtroppo ho già dimenticato ma che sono convinto riaffioreranno nel momento del bisogno, qualora dovessi perdermi nell’oceano.
Parlo un po’ con Mariano, presidente della Proloco, anche lui “giovane di ritorno” dopo l’esperienza universitaria e lavorativa a Bologna. Con una proverbiale pacatezza mi spiega cos’è questo planetario e cosa rappresenta. Costruito nel 2010, nacque col destino scritto di diventare una cattedrale nel deserto. Non vi era mai stato un progetto preciso per il suo utilizzo. Sembra quasi che fosse un vezzo amministrativo legato ad un personaggio locale appassionato della materia. L’osservatorio , comunque, chiude senza essere stato mai aperto. Qualche anno fa, un gruppo di ragazzi tra cui Mariano, il più euforico Antonio, Vita (assente in questi giorni perché impegnata nel cammino di Santiago de Compostela) ed un altro Antonio, decidono, tramite un'associazione di chiederne la gestione. Il permesso viene concesso ed i ragazzi si mettono all’opera, con il proprio impegno, i propri mezzi ed i propri soldi, dato che il comune non ottempera alle spese di ordinaria amministrazione. Il loro progetto però è grande e decidono di crederci fino in fondo. Si formano, si organizzano, e piano piano fanno entrare la gente in questo casermone che fino ad allora era il mero simbolo della concezione errata di Res Pubblica ad Anzi. Arrivano le scuole, arrivano i bambini. L’osservatorio è enorme ed è adatto ad ospitare gente ed eventi. La storia, però, fin qui già bella, non lo sarebbe stata maggiormente se qualcosa non si fosse messo di traverso. La politica nel Sud Italia (forse oggi, in tutta Italia) è il prodotto di una serie di azioni/reazioni dettate da personalismi che invadano un ambito in cui non dovrebbero esistere. La passata amministrazione comunale si mette in mezzo appena vede che quella statica colata di cemento sta prendendo vita grazie a dei giovani e che questa inversione di rotta potrebbe addirittura creare reddito e quindi un motivo di sviluppo. Non so perché sembra innata in noi meridionali quella tendenza a distruggere gli altri quando questi hanno successo. Forse perché ci mette di fronte ai nostri limiti e forse perché i nostri limiti, invece di conviverci od affrontarli, li copriamo nella speranza che nessuno mai alzi il tappeto. Questo succede ad Anzi ma in realtà un po’ dappertutto. Il movimento attorno all’osservatorio diventa interessante e l’amministrazione comunale che prima aveva concesso la gestione all'associazione la revoca avanzando motivazioni legate alla mancanza di requisiti dei ragazzi. Vengono dunque coinvolti altri imprenditori. Il loro progetto però è un altro, hanno creduto in un posto dimenticato da Dio, hanno edificato le loro idee contro tutto e tutti e ritengono, giustamente, che non ci siano le basi per una collaborazione con qualcuno che questa cosa non l’ha vista nascere e formano quindi una cooperativa tutta loro, presentando un progetto di sviluppo turistico in autonomia, scalzando le società turistiche che alla fine non presenteranno il progetto. Un lieto fine ma non del tutto. Si sa come funziona: se non posso distruggerti direttamente, cercherò di distruggere, secondo vie alternative, tutto ciò che ti circonda, seminando il germe del chiacchiericcio e generando divisioni e contrasti. I ragazzi però resistono e portano a casa risultati interessantissimi: in primis la creazione di un reddito, che viene fuori dall’obiettivo annuale, quasi raggiunto, di quindicimila presenze; in secondo luogo la prestigiosa collaborazione con NASA ed ESA le società spaziali americana ed italiana che qui vengono per effettuare dei rilievi periodici. Ogni anno si affollano ad Anzi astronomi ed astrofisici facendola diventare uno dei punti di riferimento a livello europeo nell’ambito dell’osservazione spaziale. Nel giugno 2017 l’osservatorio ha ospitato addirittura un frammento di pietra lunare.
La sera ci rilassiamo nel borgo, un gioiello mantenuto intatto. La pietra viva offre scorci suggestivi e la vista, dai vari terrazzi è mozzafiato. Anzi, paese di origine enotria, fu l’unico a resistere alle invasioni saracene proprio per la sua posizione di controllo. Altro motivo di vanto per Anzi è il Presepe Poliscenico, il quarto più grande d’Europa.
Dopo cena ci si incontra al bar per un tresette, nel classico spirito dei paesini meridionali, il che mi fa respirare sempre più aria di casa.
Anzi è forse un classico esempio di sviluppo che nasce dai giovani, in grado di far diventare utile e produttivo qualcosa di completamente inutile. Quello che ho visto qui incarna un po’ lo spirito del mio viaggio e la realizzazione delle mie aspirazioni una volta arrivato a casa.