8 Maggio 2017
Lioni è una di quelle tappe che
durante la preparazione del viaggio mi ha fatto venire sempre più
voglia di partire. La collaborazione che ho trovato qui è stata
davvero fantastica. Questa è la città di Paola Liloia, conosciuta
grazie a Veronica, un’amica in comune, che mi ha letteralmente
spianato la strada in Irpinia, risolvendomi non pochi problemi
logistici e comunicativi. Anche io mentre proponevo il progetto alle
svariate associazioni, ogni tanto mi interrogavo sul reale
significato e su quanto si potesse capire. Ho intuito che tanti si
sono “buttati” nella Calata un po’ ad occhi chiusi, perché
cosa nuova ma forse troppo curiosa per rinunciarvi e senza conoscermi
si sono fidati di uno che, forse, faceva una cosa troppo faticosa per
avere un fine speculativo.
Una delle più grandi soddisfazioni di
questo viaggio (o forse la più grande) è stata quella di aver
infuso fiducia nelle persone, in una maniera del tutto automatica,
quasi inspiegabile. Così a Lioni, oltre a Paola, trovo
un’associazione tutta “rosa” ad aspettarmi, con il tipico
entusiasmo femminile, in grado di smuovere montagne! L’ago della
bilancia all’interno dell’associazione sembra essere però
l’unico uomo iscritto, Ferdinando. Posso dire, prendendomi pure
qualche responsabilità, che per me “la Prediletta”, questo è il
nome dell’associazione in questione, è anche la rappresentazione
fattiva dell’importanza della convivenza di generi e di come uomo e
donna si compensino in un ancestrale tetris che non è nient’altro
che un precisissimo e biologico metodo di sopravvivenza. Il nome
dell’associazione deriva da un libro scritto della sig.ra Vania
Palmieri che nonostante il suo handicap fu donna attivissima nella
società lionese incarnando il nobile principio del volontariato per
il bene comune.
Oltre a Paola, Ferdinando, Tina, Angela e Piera ad
aspettarmi ci sono anche esponenti di proloco e forum giovani ed i
rappresentanti dell’amministrazione comunale Domenica Gallo e Nelly
Rosamilia che in realtà mi avevano incrociato anche lungo la strada
saggiando personalmente il mio stato di stanchezza. Siamo tutti
giovani e parliamo tutti la stessa lingua. Anche qui, come ho
immaginato sin dai primi contatti, è come stare a casa con vecchi
amici.
Lioni è una cittadina di circa novemila abitanti.
Completamente distrutta dal terremoto del 1980, non gode di un centro
storico o di siti architettonici di interesse. Intravedo solo un
frammento di un vecchio campanile ma per il resto è tutto nuovo.
Nell’organizzazione ricostruttiva a Lioni fu assegnato il ruolo
di polo industriale e commerciale. Di aziende ne furono
aperte tante ma, come mi dicono i ragazzi, senza un preciso criterio
nemmeno logistico “un biscottificio attaccato ad una fabbrica di
bulloni è un controsenso”. È da una settimana circa che sono
immerso nell’argomento “politica post terremoto” e questa di
Lioni è un’altra dimostrazione di una tendenza tutta italiana
“poca lungimiranza e soldi subito”. Si perché in un Sud a
vocazione agroalimentare e turistica si puntò invece sulla
delocalizzazione da Nord, con mostruosi incentivi statali, di grosse
aziende, di cui solo una piccola percentuale ha poi attecchito
creando posti di lavoro stabili ed indotto. È difficile anche
condannare totalmente quelle politiche che sicuramente nel lungo
periodo sono state nefaste ma che nel breve termine hanno dato
l’opportunità alle persone di rialzarsi. Che non riusciamo a
guardare “oltre la siepe” è risaputo e ci ritroviamo ogni
trent’anni ad affrontare una nuova crisi non riuscendo a gestire il
benessere. Tutti gli imperi della storia caddero per cupidigia ed i
vichiani “corsi e ricorsi” rappresentano forse la teoria
socio-storico-antropologica più azzeccata di ogni era. Tra di noi
c’è anche l’architetto Gerardo Nappa che ci porta nel sito
archeologico di Oppidum. In realtà sono visibili solo pochi resti di
cinte murarie ed i veri scavi sono stati riseppelliti, com’è
prassi fare dagli archeologi se non esiste un chiaro piano di
valorizzazione. Viene rimarcata anche qui però la voglia di
valorizzare qualsiasi cosa a Lioni. Paola mi dice “qui non
possiamo contare su niente di preesistente, quel poco che c’è lo
massimizziamo e cerchiamo soprattutto di creare cose nuove che
possano trasformarsi in eventi”. È così che a Lioni, per
esempio, si svolge una delle più importanti biennali di murales e
street art del Sud Italia che accoglie artisti da tutto il mondo ed
in cui proprio La Prediletta è parte attiva.
Lioni storicamente ha comunque una
tradizione commerciale ed artigianale, caratteristiche un po’ di
tutte le località che stanziano sull’Appia, ed accompagnato dai
fedelissimi Ferdinando e Paola andiamo ad incontrare qualcuna di
queste realtà. Si va in Montagna, dai Carrafone, dove incontro
Mariangela di Conza e suo padre. Loro hanno un’azienda agricola,
allevano mucche e ne trasformano il latte. La loro storia è simile a
tante che ho già sentito. Le grosse aziende venivano qui a
raccogliere latte e tutti hanno messo le mucche, il prezzo del latte
scende, quasi non si coprono i costi. Molti chiudono, chi resta si
defila e decide di mettersi in proprio. L’evoluzione aziendalistica
delle imprese casearie rispecchia, secondo me, proprio la concezione
di economia a meridione: la ricerca del mercato secondo il
guadagno sicuro, la saturazione, la disillusione, il riscatto
(attuale). Sono sempre più convinto del fatto che abbiamo
vissuto a Sud un benessere fittizio ed indotto dall’iniezione di
soldi (in tante forme) e che questo benessere si sia esaurito
(fittizio appunto). È per questo che credo che la crisi che ci
colpisce sia un’ottima occasione per ripartire e ridimensionarci.
L’azienda Cofone quindi si rinnova, abbandona le multinazionali ed
inizia a fare quello che sa fare meglio ed a regola d’arte,
un’ottima produzione propria che di conseguenza apre un ottimo
mercato che può sicuramente rivelarsi stabile e duraturo.
Il secondo appuntamento è con lo
storico torronificio “Millefiori”. Nel 2011 un improvviso lutto
impone un cambio generazionale e la formale entrata in azienda di
forze giovani. Vittorio Oliviero pensa, una volta entrato che sia
necessario ampliare stabilimento e produzione ed affacciarsi a
mercati che prima non erano considerati. Con Vittorio parliamo di
due cose : materie prime e giovani/lavoro. Mi porta a galla dei
problemi reali importanti:
“io vorrei assolutamente che tutte le
materie prime provenissero dalla zona o comunque che fossero
italiane, il problema è il rapporto col produttore e la sua
mentalità. Le mandorle per esempio, prezzo altissimo perché
biologiche ma poi arrivano tutte da sgusciare, buona parte da buttare
perché non utilizzabili ed io allo stesso prezzo riesco a predere il
prodotto dalla California dove è comunque biologico ma è
impeccabile. Mi piacerebbe creare una filiera più corta con i
produttori di zona ma certe volte i limiti culturali sono
invalicabili e non si innovano assolutamente per venire in contro
alle esigenze di mercato odierne”.
Sui giovani lui mi dice secco
“non hanno voglia di lavorare. Sono cresciuti in un benessere che
li ha disabituati al sacrificio e pensano che il lavoro sia solo
diritti e mai doveri. Mi è capitato anche di avere a che fare con
ragazzi che volendo usufruire del progetto GARANZIA GIOVANI venivano
a proporsi dicendomi “senti, perché non mi firmi le presenze e
basta? Tanto a te che cambia”, io naturalmente non ho mai accettato
e sono rimasto sempre scioccato soprattutto per il fatto che a tutti
ho proposto di fare garanzia giovani ed eventualmente fermarsi poi in
azienda per uno stage interno per creare i presupposti ad una
assunzione e solo uno ha accettato”.
Ancora una volta riemerge
l’argomento giovani. Poco attivi, poco attratti, poco adattabili ed
il loro disinteresse si manifesta su tutto. Farei un’indagine per
vedere su 100 giovani quanti hanno hobbies e quanti hanno progetti
precisi per il futuro. È inutile negare che durante il mio viaggio
ho notato più giovani inattivi che attivi ma voglio valorizzare
quelli attivi con cui ho avuto direttamente a che fare nella speranza
che l’andazzo cambi.
Restiamo sempre nell’ambito dolciario
ed andiamo in quello che ho definito “posto dove voglio finire
dopo la morte”, la cioccolateria Matù. La mia faccia ed il mio
entusiasmo là dentro sono rimaste impresse a tutti. L’azienda è
piccolissima e viene gestita sia nella produzione che nella
commercializzazione dai due fondatori Salvatore di Sapio e Luigi
Saporito. La loro storia è l’emblema della rivalsa economica del
sud. Un sogno assurdo, snobbato da tutti e sul quale nessuno avrebbe
mai creduto. E si perché Luigi e Salvatore non si sono limitati a
fare il cioccolato ma si sono spinti a fare il cioccolato crudista,
individuando dopo vari tentativi, migliaia di euro persi, migliaia di
chilometri percorsi, un mercato di nicchia che cavalca le odierne
tendenze alimentari che stiamo sempre più importando dall’america
e dal nord Europa, cioè quelle del mondo veg. Insomma, il loro
progetto non parte da un’idea precisa ma dalla voglia di fare
qualcosa insieme a livello imprenditoriale e Luigi, con la saggezza
di uno che di porte in faccia ne ha prese parecchie, mi dice “per
fare impresa bisogna individuare il mercato e poi il prodotto”.
Un concetto che potrebbe, in un primo step, sembrare sbagliato ma che
poi ha un senso pieno e giusto. Il loro prodotto lo stanno imponendo
sul mercato e sono arrivati a vette abbastanza alte e capisco bene il
perché: tutta la preparazione del prodotto è permeata da passione e
spirito di abnegazione e poi, sinceramente, un cioccolato così non
l’ho mai mangiato.
Dopo questi appuntamenti
imprenditoriali ho l’opportunità di conoscere e parlare con Yuri
Gioino, il giovane sindaco di Lioni. Parliamo di società, limiti
territoriali e progetti di sviluppo e lui ne ha uno ben preciso che
serva a rivalorizzare la grossa area industriale: la destinazione
di uno stabile all’ASI (agenzia di sviluppo industriale) come
incubatore di imprese. Il progetto più nello specifico è l’Irpinia
Technology Factory per le imprese startup che sviluppi l’idea di
coworking. Una roba che sembra tanto americana ma che invece, con
le nostre capacità italiane, potrebbe essere il giusto trampolino di
lancio per l’impresa 2.0.
A Lioni incontro anche Rosetta
D’Amelio, presidentessa del consiglio regionale campano ed
originaria del posto. Confrontarsi con una persona che ricopre un
ruolo politico di portata nazionale abbatte quel muro virtuale che
divide inesorabilmente il popolo dal potere. Lei ha grande umiltà
ed il colloquio spazia tra i vari temi che stanno a cuore ad un
giovane di 27 anni che vuole vivere a Sud e ci troviamo d’accordo
anche sul forte divario generazionale che frena l’ascesa dei
giovani.
Coi ragazzi passiamo insieme la serata
e parliamo dei loro progetti. Angela mi parla dell’associazione
e degli obiettivi che stanno raggiungendo tra mille difficoltà.
Ferdinando è un grande sostenitore dell’Irpinia technology factory
essendo tra l’altro un programmatore informatico, e Paola mi parla
del progetto editoriale “Irpinia Post” un giornale online gestito
da lei e da un collega che mira ad un’informazione che non sia
semplicemente cronaca ma sia più innovativa ed interattiva.
Vedo
in questi ragazzi una grande consapevolezza e soprattutto amore per
il proprio territorio, sono uniti e collaborativi e vedono nella
cooperazione tra istituzioni, giovani ed imprese l’unica strada per
lo sviluppo. Lascio Lioni sicuro di aver intrecciato un’interessante
rete di amicizie e collaborazioni...