Lenola: protagonista della storia

25 Aprile 2017


Come un generale su una mappa militare il buon Cristian mi spiega la strada per arrivare a Lenola, la mia sesta tappa. Percorrere la provinciale nuova significherebbe farsi tutti i tornanti dei costoni montani mentre l’alternativa a valle mi fa risparmiare tempo regalandomi però una bella salita finale. La tappa di Lenola segna il confine tra lo Stato Pontificio ed il Regno delle due Sicilie. Mi piace la storia e passare dalla “quercia del monaco” mi fa un certo effetto. Qui era collocato il ceppo di limite tra i due regni. Questa è piena terra di briganti e risorgimento e scopriró poi che in effetti il Sud inizia proprio qui, come era prima del 1861, come lo avevano disegnato i Borbone. Arrivo a Lenola dopo aver percorso dunque una bellissima strada in fondo alla valle, in mezzo alla campagna, quattro macchine incontrate in 6 ore, tanti animali, tra cui tanti cani.

Piccola parentesi per camminatori e viandanti: i cani rappresentano un problema e più si va a Sud piú i padroni non ritengono necessario legarli o tenerli a cancello chiuso. I più frequenti sono i maremmani che sono anche i più ragionevoli. A loro non interessa attaccarti ma vogliono che vada via dal loro territorio, quindi abbaiano e ti vengono vicino fino ad accompagnarti fuori. I cani da attacco (pittbull, doberman, rottweiler) sono sempre legati o chiusi anche perché sono cani da appassionati e costano tantissimo, quindi il padrone non rischia che vangano investiti o malmenati. Il problema sono i meticci, che rincorrono ed attaccano. Con due bastoni me la sono cavata 3 volte senza colpirli, solo aizzandoglieli contro. In ogni caso, di fronte ai cani: mai correre, mai fare scatti o movimenti improvvisi, mai fermarsi, munirsi sempre di bastoni.

Detto ció, Lenola è una striscia di case, sdraiata su un colle, con tante frazioni. Viene a trovarmi qui il mio amico Angelo con la sua macchina fotografica. Condividere con lui una parte di viaggio mi alleggerisce dalle fatiche. Con lui visito il centro storico che è molto bello e ben curato (scopriró poi che è stato bombardato e successivamente ricostruito, con criterio devo dire). Nella piazza principale c’è un affresco commemorativo dell’alleanza Italia-Francia. Qui di Francia si parla spesso e sono curioso di capire il perché. La quercia del monaco rappresenta oggi il confine tra le provincie di Latina e Frosinone. Amedeo è un signore sulla settantina con cui scambio due chiacchiere al bar della piazza. Lui quelli che abitano oltre il confine di provincia li chiama tutti francesi e si riferisce a quando l’esercito francese attaccó i Borbone ed arrivó proprio al confine Nord del regno, tenuto in stallo dal brigante “Fra diavolo” di cui vi parleró nei prossimi resoconti. Purtroppo qui i francesi se li ricordano anche per un altro motivo. Nel 1945, dopo lo sbarco in Sicilia, lungo la via di risalita delle truppe alleate attraverso l’Italia, da qui passarono le truppe marocchine dell’esercito francese. I “goumiers”, cosí venivano chiamati, si resero esecutori delle barbarie dette “marocchinate”. Violenze sessuali, torture ed omicidi efferati vennero inflitti alla popolazione di Lenola ed altri comuni limitrofi. Antonio, presidente della proloco, mi da un libro di testimonianze orali dell’accaduto. Io lo leggo tutto d’un fiato…è agghiacciante e ti fa capire quanta contraddizione e quanta inutilità ci sia in una guerra. Una ferita ancora aperta mi dicono qui, dato che molte delle persone che furono vittime di quei drammi sono ancora vive. Lenola è anche il paese natale di Pietro Ingrao, integerrimo presidente della camera, esponenete del Pci. Stranamente peró di Ingrao qui non hanno un ricordo univoco che sia solo positivo. Qualche tempo fa il comune gli voleva intitolare la piazza principale ma la popolazione non accettò la cosa. I motivi alla base di ció non sono chiarissimi. Nemo profeta in patria est. Mi viene da pensare. Questo proverbio mi risuona in testa da quando ho deciso di partire per tornare casa.

Parlo un po’ con Antonio. Lui di Ingrao mi parla benissimo e concordiwmo entrambi che uno dei nostri problemi è quello di non conoscere e di non aver voglia di farlo. Dalle sue parole inizio a capire che mi sto immergendo a Sud, quello che conosco io. Qui lo spopolamento si sente tanto. I giovani se ne vanno e non vogliono investire nel territorio. Risulta difficile associarsi e le associazioni hanno tutte lo stesso destino: si parte in cento, ci si ritrova in quattro. E la voglia di fare qualcosa scema anno dopo anno. Le attività commerciali sono stagionali, d’estate tornano gli emigranti e di conseguenze riaprono battenti bar, pub e chioschi. Lenola ha anche una basilica ed un santuario ma non credo siano dei grossi attrattori. Di giovani ne incontro pochi. Di quelli che incontro, con cui parlo, 6 stanno fuori e solo una ragazza si è fermata a Lenola per lavorare nell’azienda di famiglia che produce formaggi, con grande coraggio. Antonio cerca di resistere a capo della proloco ma ammette i limiti di Lenola e del territorio. Storie comuni a tanti paesi di Sud. Lenola mi colpisce positivamente proprio lì dove non me l’aspettavo, nell’accoglienza. È naturale pensare che dopo le barbarie subite le persone non avrebbero accettato mai immigrati richiedenti asilo. Naturalmente all’inizio lo scetticismo era alto e quando il parroco ha notato perplessità nella popolazione nei confronti dei rifugiati ha indetto un’assemblea popolare in chiesa in cui ha dato la possibilità a queste persone di presentarsi e raccontare la propria storia. Da quel giorno, mi dice Antonio, tutti convivono pacificamente. In effetti appena arrivato a Lenola vedo due ragazzi, credo del Bangladesh, colloquiare amichevolmente con due vecchiette del posto. Una strategia da poter prendere come esempio per eradicare quel dannato populismo che ci sta distruggendo facendoci credere di fortificarci.

Qui a Lenola ho avuto la possibilità di parlare e confrontarmi con un po’ di persone in maniera non programmata (sonoo arrivato in anticipo quindi sono stato un po’ in giro). Ho avuto dunque la passibilità di avere un ampio prospetto del contesto sociale.

Questo viaggio mi sta insegnando tanto su tanti fronti. Lenola mi ha dato qualche lezione di storia. Domani continueró a scendere verso il mare. Prossima tappa, Itri

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