Roccabascerana: il potenziale giovane

3 Maggio 2017


Devo essere sincero, quando sono arrivato a Roccabascerana, dopo i dieci km che la dividono da Montesarchio ho pensato fosse un paese deserto. Mi ha evidentemente fuorviato il fatto di essere arrivato direttamente nel centro storico, completamente disabitato, ma non riuscivo comunque a capire la dislocazione del centro abitato. Rocca è il primo comune che incontro che fu seriamente interessato dal terremoto irpino del 1980. Questo me lo diranno dopo nel tour cittadino. Il centro storico, in effetti, presenta i segni del sisma. Intere strade sono completamente inaccessibili per pericolo crolli e le case si sono ormai prestate anche ad episodi di saccheggio. La politica ricostruttiva post-terremoto, qui decise di ricostruire in toto piuttosto che ristrutturare, ove possibile, delocalizzando le case più a valle. La mia impressione iniziale era peró sbagliata. All’incontro, organizzato dalla sig.ra Rosetta Russo, mia referente e consigliera nell’amministrazione, che ringrazio per la grande disponibilità ed ospitalità, partecipano in dieci/dodici ma ció che mi stupisce di più è che la maggior parte sono giovani! Mi spiegano un po’ come è strutturato il paese. Rocca è il capoluogo 5 frazioni che complessivamente contano sui 2600 abitanti. Le frazioni sembrano fare vita assestane e Rocca centro conta sui 1300 abitanti. Sul corso principale il comune ed una bellissima chiesa dedicata a San Giorgio. Giovanni Silvestre, del comitato feste mi accompagna in un tour del paese. Si inizia da una cappella, anticamente proprietà di una confraternita che non avevo mai sentito ma che a quanto pare è molto diffusa, “la confraternita della morte”, un’organizzazione di mutuo soccorso economico per le spese funerarie dei confratelli. Caratteristica di questa cappella, l’aver contenuto le spoglie di decine di persone, le cui ossa fuoriescono ancora dal terreno. Il giro prosegue nel centro storico che, come dicevo, è completamente disabitato. Giovanni mi spiega, appunto, la politica post terremoto, che in realtà ha coinvolto in questo modo un po’ tutti i paesi colpiti. L’idea che mi sono fatto riguardo a ció va a confermare la nostra caratteristica vena “all’italiana”. Terremoto, una catastrofe che distrugge. La ricostruzione, sembra brutto a dirlo, ma diventa un’ottima occasione di circolo economico. Negli anni ’80 in Irpinia nascono migliaia di imprese edili. La commissione è statale, in anni in cui di soldi ce n’erano davvero tanti. Imperativo: costruire tanto e velocemente. Recupero del centro storico con adeguamento alle norme sismiche e mantenimento degli standard architettonici ed etici? Macché! Cemento armato! Tutta questa condizione ha fatto da terreno fertile ad un nostro vizietto: non guardare oltre il nostro naso. Il risultato? Le imprese edili chiudono perché l’emergenza è finita e perché hanno costruito ovunque. I centri storici restano disabitati perché pericolanti o non appetibili e di conseguenza è difficile ipotizzare un piano turistico. Le nuove abitazioni sono vuote per il 50% per lo spopolamento che attanaglia il Sud, dovuto, senza dubbio alle scelte scellerate fatte 40 anni fa. Oggi a Rocca ipotizzano un recupero del centro storico ma sanno benissimo, e mi trovano d’accordo, che è impossibile se non con decine di milioni di euro che purtroppo non ci sono. Una volta c’erano i soldi e le idee facevano schifo. Adesso le idee sono geniali ma non ci sono i soldi.

Andiamo in sala consiliare, che a poco a poco si anima. Abbiamo nell’ordine il sindaco Roberto del Grosso, i membri del consiglio Rosa Russo, Evelina Parrella, Antonia Landolfi. Il forum dei giovani con Fiorenzo Izzo e Simone Pirone. La proloco con con Elvio Migliaccio. Veronica ed Angelica Barbati, imprenditrici agricole ed altri giovani di Rocca. Un quadro ampio che darà vita ad una discussione accesa e costruttiva.

Racconto la mia storia e man mano porto a galla dei concetti come la resilienza, la voglia di tornare, il dictat per cui chi nasce a Sud sa già che molto probabilmente non avrà l’opportunià di viverci, il divario generazionale, i nostri problemi derivanti dagli anni ’70 ed altri. Quando hanno iniziato a parlare loro è stato come se avessi tolto il tappo ad una bottiglia di spumante. Hanno iniziato a tirar fuori discorsi che gli stavano in mente ma che forse non avevano mai avuto l’opportunità di esternare ed hanno trovato oggi un’occasione giusta. La descrizione precisa della situazione politica e di cosa significhi amministrare un piccolo comune da parte del sindaco. Non è semplice e le autonomie sono limitatissime, oltre ad i rischi che possono scaturire dall’utilizzo del buon senso che peró può essere mal interpretato dalla legge, dice. Il frazionamento ed ognuno che rivendica il proprio campanile. I vantaggi stanno nel poter interagire con tutti i cittadini. I progetti vogliono basarsi prevalentemente sul turismo avendo visto sfumare la possibilità della creazione di un’area industriale.

I ragazzi hanno riattivato il forum, grazie alla giovane consigliera Landolfi, la quale ha fatto anch’essa il suo viaggio al contrario tornando da Roma con una laurea in psicologia a Roccabascerana per investirci la sua vita, che ha voluto raggruppare tutte le forze disponibili. Sono propositivi e riconoscono nella loro attivazione un’arma efficace per sperare in uno sviluppo. Ammettono anche, però, che non tutti i giovani sono attivi e che hanno difficoltà nel coinvolgimento. Si parla molto di giovani in questo viaggio ed in effetti siamo il fulcro centrale di una possibile svolta. Molto spesso peró emerge l’aspetto apatico dei giovani a Sud, e che forse si sta generalizzando a tutta l’Italia. In più di una occasione, nella calata, le persone mi hanno parlato dei giovani quasi con disprezzo, etichettandoli come svogliati, disinteressati e fannulloni. Poco attivi in generale nella vita. Io sto conoscendo solo giovani attivi ed intraprendenti ma sono frutto di una cernita fatta a monte. Ammetto e noto dove vado che per 4 giovani attivi ce ne sono 30 che sembrano non attivi, il che mi viene poi confermato dai miei interlocutori e gli credo fermamente avendo vissuto io in prima persona situazioni simili. Credo scriveró a parte dell’argomento ma quello che posso dire è che la situazione è reale e la colpa non è solo dei giovani ma soprattutto degli esempi adulti che abbiamo avuto.

L’imprenditoria a Rocca è ben rappresentata, soprattutto settorializzata nel campo agroalimentare e ristorativo. Veronica Barbati ha rilevato l’agriturismo di famiglia, innovandolo ed investendo. Nel frattempo è diventata anche referente provinciale coldiretti perché dice “se vuoi che le cose cambino ti devi mettere in prima linea”. Crede nel turismo esperenziale e parla di cooperativismo e collaborazione, cose che ammette “sono ancora molto difficili da noi”.

Tutti sono concordi nel dire che non esiste una strategia precisa e che il cambiamento passa dalle piccole cose e non dai grandi progetti. A Rocca ho trovato un potenziale giovane non indifferente, retto sia dall’amministrazione che dall’imprenditoria. Una forte identità che potrebbe esser spunto per uno sviluppo sostanzioso.

Qui a Rocca sono ospite di Veronica nel suo agriturismo, un esempio virtuoso di turismo esperenziale a km 0. Prossima tappa Avellino, la città più grande toccata da questo mio viaggio


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