22 Aprile 2017
La notte nel convento vuoto è andata
bene. Sinceramente ero troppo stanco per pensare a fantasmi o roba
del genere e comunque tutti mi hanno detto di stare tranquillo
perché a Carpineto padre Matteo protegge tutti, soprattutto i
pellegrini. Mi alzo, le gambe urlano (già!). Fascio i piedi, prendo
i bastoni e mi dirigo in un bar per mangiare qualcosa…la giornata
si prospetta tremenda. Parto. Il percorso è in salita per i primi
8km e poi una lunghissima discesa che passa da Maenza e Roccasecca
dei Volsci, fino ad uscire fuori dai monti per spalmarsi nella valle
dell’Amaseno. In mezzo, come un fungo in un mare di foglie, c’è
Priverno, la mia meta. Ho dato appuntamento a Nunzia, presidente
della proloco, alle 17 ma ma non so dove. Penso “in questi casi ci
si incontra sempre nella piazza centrale del paese, allora intanto ci
vado. A Priverno si sale parecchio tra i vicoli prima di arrivare al
fulcro del paese (che non sta nemmeno in cima, grazie a Dio!) e
mentre cammino sento una macchina accostarsi, un FreeLander grosso
quanto una casa e da dentro una voce che mi chiede “serve un
passaggio?”. La voce è quella di Nunzia, la presidentessa
proloco,che scopriró poi essere una vera e propria forza della
natura, una donna resiliete che si prodiga per la sua proloco. Con
un grande sorriso mi da il benvenuto a Priverno! In piazza
addirittura il comitato di accoglienza della proloco, due ragazze e
due ragazzi che mi corrono incontro per salutarmi e per sincerarsi
delle mie condizioni. Ci scattiamo qualche foto, il clima è
estremamente familiare, mi rifocillano subito l’animo! Si va in
sede, dove ci raggiungono anche assessore alla cultura ed una
imprenditrice. Il quadro che mi si prospetta davanti è completo per
il mio studio: ho la proloco, ho l’amministrazione, ho
l’imprenditoria, ho i giovani!
Giustamente prima di tutto vogliono
conoscermi e gli racconto la mia storia ma sono impaziente di
ascoltare le loro di storie. Priverno ha circa quattordici mila
abitanti, una posizione ottima e tutti i servizi essenziali. Non vive
lo spopolamento ed ha un bellissimo centro storico, anche se la sua
cura non è maniacale, diciamo. Le macchine possono attraversarlo
tranquillamente nonostante le viuzze strettissime e chi ci abita
denuncia l’incuria in alcuni siti e la loro mancata valorizzazione.
Esiste una Priverno bassa ed una alta ma non sembra esserci
particolare competizione tra le due parti (è facile che oltre i
diecimila abitanti si perdano le “divisioni” che magari facevano
parte del passato). A tal proposito peró sembra esserci una
differenziazione generazionale importante: per gli anziani alcune
vecchie ruggini sono ancora attuali ed il contrasto con le nuove
generazioni è rilevante. Dal punto di vista politico, Priverno è
particolare: alle ultime elezioni c’erano 5 liste con 80 candidati
al consiglio. L’assessore parla di pluralità politica ma questa
moltitudine di persone legata al fatto che la precedente
amministrazione è stata sfiduciata in 18 mesi e che alle ultime
elezioni è stato eletto lo stesso sindaco mi fanno pensare ad un
mosaico di reimpasti continui, frutto di ostruzionismo e spaccature
interne importanti. Insomma, niente di nuovo, in effetti se
paragonata alla situazione nazionale ed è sovrapponibile a ció che
succede nei piccoli paesi. Questo peró a Priverno frena un po’ le
cose e da quello che intuisco, tutti hanno paura di una nuova
instabilità. L’associazionismo a Priverno è “ esuberante”
dice Nunzia. Ci si associa facilmente in ogni ambito ed in ogni età.
Molte persone fanno parte di più associazioni e molte associazioni
collaborano tra di loro, tendenza venuta fuori solo negli ultimi anni
peró. La proloco è molto frequentata, da tutte le età ed aperta
tutti i giorni. Svolgono tante attività e si prefissano come
obiettivo la promozione storico-culturale di Priverno. Insomma la mia
impressione è che qui chi fa parte di un’associazione lo è in
tutto e per tutto, magari puó sembrarvi banale quello che sto per
dire ma per me purtroppo non lo è: chi fa parte di
un’associazione qui è perché lo desidera davvero. Priverno
gode dell’ampia vallata dell’amaseno, dove passa una grossa
statale e la ferrovia. Arrivare a Fiumicino è molto semplice. Questo
crea i presupposti per il fiorire delle imprese. Parlo con Francesca
che porta avanti l’azienda casearia di famiglia la quale mi
consegna una disamina precisa della situazione imprenditoriale nella
zona. Il motore di tutto sembra essere la bufala, che qui durante la
bonifica veniva usqta per ripulire i canali. Fino alla fine degli
anni ’90 le piccole aziende lavoravano per quelle grosse. Poi i
prezzi iniziarono ad abbassarsi troppo e molte imprese si staccarono
dalle grosse coop per continuare in proprio. Le condizioni sono
migliorate di molto rispetto alla grossa distribuzione ma Francesca
lamenta l’impossibilità di cooperazione tra piccoli di modo da
creare un mercato univoco ed avere piú potere contrattuale.
L’assiciazionismo professionale qui non è possibile dice. Credo di
poter individuare la causa di ció in due fattori: 1- la maggior
parte delle aziende è a gestione familiare quindi poco disposta a
tentare l’unione con “estranei”; 2- la diffidenza, che sembra
persistere anche qui. Francesca mi sembra molto innovativa, investe
nel marketing, nell’e-commerce e guarda all’estero come possibile
mercato. Insomma vede nell’innovazione la chiave per lo scatto di
qualità.
Qui insieme a noi ci sono due ragazze
della proloco, Nancy e Giulia. A loro chiedo di parlarmi dei giovani
a Priverno. Ne esce fuori un profilo molto impegnato (,anche se non
mancano i casi di disinteresse totale), che crede in Priverno e di
poter vivere qui. Le mie due interlocutrici in particolare sono molto
radicate al paese. Non escludono di andarsene, ma solo per fare
esperieza e tornare a vivere qui. “alcuni” mi dicono “pensano
che andare a Latina o Frosinone li renda piú riconoscibili ma noi
non la pensiamo cosí”. Emerge di nuovo un grande attaccamento
al proprio paese da parte dei giovani che si concretizza proprio
nel restare qui e magari lavorare o frequentare l’università da
pendolari. Chiedo ai miei nuovi amici di
descrivere il privernese e quindi di descrivere se stessi. Il
privernese è: intraprendete, ingegnoso ma anche un po’altezzoso e
presuntuoso. Negli ultimi anni, poco accogliente. La questione
dell’accoglienza, peró , è legata all’ondata di rifugiati
politici e migranti che ha travolto Priverno. In realtà i rifugiati
politici ce li hanno sempre avuti. Mi dicono che qui ci furono
addirittura due mongoli una ventina di anni fa. L’astio della
popolazione sembra essere legato agli immigrati dei CAS(cetri di
accoglienza straordinaria), meno gestibili perché non impiegabili e
meno controllati. L’assessore mi dice che comunque non ci sono mai
stati episodi condannabili ma la gente non vede di buon occhio queste
persone. Quelli dello SPRAR(servizio centrale del sistema di
protezione per i richiedenti asilo) si sono adattati benissimo e la
gente li ha accolti.
La mia esperienza
di accoglienza a Priverno è stata fantastica. Dopo la fantastica
cena nella sede della Societá operaia artigiana di mutuo soccorso,
che quest’anno festeggia i 135 anni, Giulia e sua mamma Assunta mi
hanno ospitato nella loro casa trattandomi come un amico di vecchia
data. Gentilissime e disponibilissime mi hanno fatto sentire come a
casa mia. Alle 6:30 dell’indomani mattina condivido con loro la
colazione e ci salutiamo con la promessa di reincontrarci. Il mio
viaggio continua alla volta di Castro dei Volsci!